2° Concorso di "Insegnare Filosofia

Autori:    

Sabrina Bessi, Caterina Del Bianco, Armanda Grazi,  Eligio Biagio Guerriero          

Classe II sez. C Liceo Classico "Machiavelli" Firenze

Anno scolastico 1998/99

Coordinatore:

Prof. Gaspare Polizzi

 

Una notte in biblioteca

Driiiin !! Suona la sveglia, come tutte le mattine. Sofia si alza e comincia la sua nuova giornata, uguale a tutte le altre. La mattina è fresca e si annuncia bellissima, in fondo oggi inizia la primavera ! Il sole sta cominciando ad abbracciare con i suoi raggi anche la città e Sofia si sente parte di essa. Il tepore presente nell’aria la raggiunge e l’abbraccia. E’ strano, sente in sé un’insolita sensazione; si sente un piccolo frammento di universo, è un po’ di tutto, è il cielo, è la terra, è una stella che brilla e che forse si è già spenta. Non è diversa dal solito, questa giornata, eppure c’è nell’aria qualcosa di strano. Si ripete: “Forse è la primavera”. Velocemente arriva alla biblioteca dove lavora e già ci sono ad aspettare tanti ragazzi. Sì, tanti ragazzi, ma tutti uguali. Vengono da lei solo perché qui c’è un’immensa pace, ma non hanno nessun rispetto per quegli uomini, quei grandi uomini di ogni secolo, provenienti da ogni nazione, che sono pure esistiti dietro quei libri che solo per una disposizione casuale si trovano a convivere su quegli scaffali. Peccato che così tanti talenti non siano potuti vivere nello stesso periodo; chissà quante cose avrebbero avuto da dirsi ! Tutti i giorni le ore passavano lentamente in mezzo a quel fiume di parole. Per Sofia era veramente troppo noioso stare lì. A cosa erano serviti tutti quegli anni di studi appassionati ? Dove era finita quella passione? Cosa si era ridotta a fare ? Soltanto porgere, prestare, annotare e riordinare libri su libri. Ormai comunque si era adattata e quasi rassegnata. Anche oggi la giornata continua a trascorrere piatta, senza alcun mutamento e il pendolo rintocca già le sette; è finalmente ora di chiusura. Ci sono pochi ragazzi in biblioteca e non appena sentono i rintocchi se ne vanno, senza neanche rimettere i libri al loro posto sugli scaffali. Ormai si è fatto tardi e Sofia non ha voglia di rimetterli a posto. ”Pazienza - si dice - li rimetterò a posto domani. Infatti cosa potrebbero combinare tre libri in una notte ! Non potranno far niente di male, e oggi è stato un giorno così piatto, proprio pesante !" Eh sì, la polvere, quegli orrendi scaffali, la noncuranza dei ragazzi. Spenti tutti gli interruttori generali delle luci, la biblioteca sembra cupa, oscura ed estremamente opprimente, come se il peso della scienza schiacci la povera e stanca mente della bibliotecaria. Chiuso tutto, Sofia se ne va a casa con l’idea di prepararsi qualcosa di buono da mangiare.

Intanto nella biblioteca qualcosa sta cambiando: nell’aria cominciano ad apparire strane lucine, come piccole lucciole. D’improvviso uno di quei libri lasciati lì dai ragazzi prende vita, come per incantesimo. Subito dopo anche gli altri due libri cominciano ad animarsi. Cosa succede ? Come è possibile che tre libri di tre settori diversi si avvicinino ? Forse si sentono incompresi e l’unica vera cosa che importa loro è far capire che non sono affatto morti, che le loro parole sono vive più che mai, pronte per essere commentate e interpretate, per instaurare un dialogo senza fine con i vivi ! Pian piano i libri si aprono producendo un lieve rumore: com'è difficile tornare a voltare le pagine dopo che per tanto tempo nessuno l'ha fatto ! Sembra quasi un destino essere maltrattati, nei libri come in vita. E’ veramente troppo !

Galileo - Questa volta è veramente troppo ! Non è possibile, mi sembra di essere tornato al 1633, quando hanno processato le mie opere.

Leopardi - Non tutti capiscono l’importanza delle nostre riflessioni.

Feyerabend - Per quanto voi le riteniate veritiere non mi sembrano poi così rilevanti !

Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza (1970) si avvicinava minaccioso al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1632). Le Operette morali (1827) ascoltavano interessate. La biblioteca sta diventando un campo di battaglia, anche se soltanto culturale.

Galileo - Come si permette ? Non c’è più rispetto per gli anziani! Io, che con l’aiuto di Copernico ho fermato il sole. Io, che ho costretto gli altri pianeti a girargli intorno! Non è forse questa la mia grande rivoluzione, oltre a tutte le altre scoperte che ho fatta ?

Feyerabend - Ehi piano, non puoi dire di essere importante solo per aver fatto ciò. E scusami se ti dò del tu, ma questi modi da controriforma non mi piacciono.

Galileo - Risponderò anch'io alla moderna. Ma hai ascoltato ciò che ho detto ? Ho appena finito di dire che questa è una tra le mie tante scoperte, e tu stai quasi per affermare che ciò che ho fatto non è rilevante, è di poco conto, quasi da accantonare.

Feyerabend - Non ho detto ciò.

Galileo- Se tu avessi letto il Sidereus Nuncius (1610), potresti facilmente renderti conto di ciò che ho fatto. Io purtroppo, non posso ora elencarti tutte le mie scoperte, perché non ne ho il tempo. Posso però ricordarti almeno un esempio: il cannocchiale. Era possibile prima di me osservare le stelle e venire a conoscenza del mondo che ci sovrasta ? Chi poteva dimostrare senza cannocchiale che il mondo celeste è fatto allo stesso modo di quello terrestre ? Come ben saprai - e altrimenti te lo ricordo - fino al 1600 tutti erano dalla parte di Aristotele. Tutti  erano convinti che il mondo perfetto fosse quello celeste e che questo in cui viviamo fosse una copia imperfetta, costituita da materia corruttibile; si spiegava ciò, fra l'altro, per il fatto che sulla terra gli esseri mutano, si riproducono e passano dalla vita alla morte. Ma se così non fosse, se non vi fosse la riproduzione degli esseri viventi, che motivo avrebbe avuto Dio di creare Adamo ed Eva e di dire loro “crescete e moltiplicatevi” ? E qual è il senso del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ? A questo punto dunque o i mondi sono entrambi corrotti o sono entrambi perfetti, poiché sono stati creati da Dio, l’essere perfettissimo, saranno necessariamente perfetti. Ritornando dunque al cannocchiale, cosa mi dici al riguardo ?

Leopardi - Se lor signori permettono, desidererei prendere la parola su questo argomento. Io senza dubbio appoggio il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, anzi ritengo Galileo ”colui che ha rivoluzionato, insieme ad altri, la scienza della natura, la fisica, forse il più grande del mondo”. Ma, ciò che mi ha fatto adirare di più in quest’uomo è il fatto che abbia voluto ridurre tutta la natura a leggi matematiche. Si è così convinto del suo metodo sperimentale che ha sostenuto di poter conoscere tutti gli eventi della natura svolgendo semplicemente "necessarie dimostrazioni" e "sensate esperienze". Nessuno può - e non solo il signor Galileo - scoprire i segreti della natura, se non, forse, Dio. Riguardo al cannocchiale, esso è stato certo importante per Galileo, perché gli ha permesso di arrivare alle sue grandi scoperte, prima fra tutte il moto della terra, ma, come dice il proverbio, ”il troppo guasta”, e cercare di conoscere tutta la natura con l'arida ragione è proprio spiacevole.

Feyerabend - Riguardo alla scoperta del moto della terra, andiamo cauti, signori: il nostro caro Galileo ci ha per caso fornito precisi risultati ottenuti grazie all'esperienza ? No, egli ha soltanto affermato ciò che pensava, di conseguenza noi possiamo anche non crederci. Possiamo anche credere che il sole sia al centro dell’universo.

Leopardi- Eh no, caro signor Feyerabend !! Questo suo ultimo discorso mi dispiace ma non posso accettarlo e le dirò al più presto il perché. Fino al 1600, l’uomo si sentiva al centro dell’universo, si può dire il padrone del mondo; era sicuro di ciò che faceva, perché pensava di poter far girare dalla sua parte la natura in un modo o nell’altro, in qualsiasi momento. Ora però i tempi sono cambiati: l’uomo non pensa più che ciò sia possibile. Ha scoperto che non è niente rispetto al sistema arcano della natura che ha sempre operato e che opererà ancora senza chiedere il permesso a nessuno.

Galileo - Mi scusi se la interrompo. Mi è sorto un dubbio: lei apprezza o no le mie scoperte ? non è infatti possibile che lei mi appoggi in un momento e che, appena volto pagina, mi attacchi.

Galileo è diventato marrone per la rabbia, avrebbe voglia di chiudersi in sé, di andarsene sul proprio scaffale e riposare, ma non ci riesce. Non può, infatti dimostrare di essere un codardo e di fuggire nel momento cruciale dello scontro. Alzatosi in piedi, con l’aiuto della copertina, attende con impazienza chiarimenti soddisfacenti da Leopardi.

Feyerabend - Scusate, si potrebbe tralasciare questa discussione personale, per continuare il nostro dibattito ? Sono curioso di sapere come andrà a finire.

Leopardi - Uno per volta, soddisferò entrambi. Caro signor Galileo io non sono qui per fare un processo. Sono stato così colpito dalle sue rivoluzioni che le ho trattate ampiamente nelle Operette morali, ma le dico e le ripeto che non sono soddisfatto del suo modo di operare. Come se avesse messo sotto inchiesta la natura, volendo che questa rispondesse a tutte le sue domande.

Galileo - Come avrei potuto diversamente fare ? Del resto, questo è il mio metodo, basato sugli esperimenti e le dimostrazioni matematiche, e sono pienamente convinto che la natura vada studiata nei minimi particolari; altrimenti, come mai avrei inventato uno strumento così perfetto come è il cannocchiale ?

Feyerabend - Frena amico, tu hai preteso di studiare i fenomeni astrali con un’invenzioncina utile solo per quelli terrestri. Hai creduto di poter studiare addirittura le macchie lunari, mentre invece venivi stupidamente ingannato dai riflessi che quel “coso“ produceva.

Galileo - Per te è facile giudicare, eh Paul ! Tu sei vissuto in un  periodo di continui perfezionamenti nel campo della tecnologia. Ecco perché il cannocchiale, che per me è il senso superiore e più eccellente, per te vale meno di niente ! Per te è un arnese di una semplicità estrema, quasi stupido, per me, invece, è stato una rivelazione, e non solo per me, ma per moltissimi altri scienziati del mio tempo. Non puoi ragionare con il metro del futuro !

A questo punto Feyerabend, non sapendo che cosa aggiungere, si zittì, facendo qualche balzo indietro imbarazzato, guardando gli altri libri che giacevano sepolti dalla polvere nei più lontani scaffali della biblioteca; gli venne un brivido a pensare che anche lui sarebbe potuto diventare così polveroso e trascurato. Leopardi, vedendo che Galileo era oltremodo risentito delle accuse mosse contro di lui gli si avvicinò.

Leopardi - Signori, vi prego, calmiamoci! E lei, Feyerabend, abbia un po’ di riguardo nei confronti di Galileo, perché anche se non concorda con le sue teorie, abbia almeno la decenza di riconoscere che è stato un grande scienziato! E poi...

Feyerabend - Ma quale grande scienziato! Costui è solo un ciarlatano, un ammaliatore di uomini che ha ipnotizzato tutti con il suo cannocchiale. Ma non farmi ridere, Leopardi, mi vorresti far credere che un uomo che usa un tubo con due vetri dentro per vedere i pianeti, è uno scienziato ? Stiamo proprio degenerando, de-ge-ne-ran-do !

Detto questo Feyerabend si allontanò soddisfatto del suo discorso, mentre Galileo, preso dalla rabbia, sfogliava nervosamente le proprie pagine.

Galileo - Che insolente, come osi trattarmi in questo modo ! Ciarlatano ? Ammaliatore di uomini ? Ma stiamo scherzando ? Questo è troppo, è veramente troppo! Ci tengo a precisare che io non ho mai avuto intenzione di persuadere nessuno, tantomeno il qui presente Leopardi. Io ho semplicemente esposto le mie teorie senza imporre a nessuno l’obbligo di approvarle.

Leopardi - Certamente non si può negare la validità delle sue scoperte: sono molto più importanti di quanto possa credere il signor Feyerabend. Secondo me questo signore (se ancora lo posso chiamare così, ma io, da aristocratico, non abbandono il mio stile) le ritiene di così poca importanza perché è vissuto in un periodo in cui tutto era a portata di mano e non si è reso conto che si è giunti a quel punto grazie al lavoro di molti uomini d'ingegno. Per lei, che ha dovuto cercare il materiale e costruire da solo quel prezioso strumento, queste scoperte sono tutto. Se le vengono negate, non sarebbe più il famoso Galileo e le toglierebbero la vita, come hanno tentato di fare quei terribili personaggi dell'Inquisizione.

Galileo - Finalmente c’è qualcuno che mi capisce ! Un altro minuto e io sarei andato via.

Leopardi - E' lei che finalmente ha capito la mia posizione ! Io sono dalla tua parte fin dall’inizio di queste discussioni, non se ne sarà reso conto, ma l'ho quasi sempre sostenuto. Ho detto "quasi", perché come le ho già detto - e non mi stancherò di ripetere - il suo metodo di lavoro si è rivelato un ostacolo per noi poeti: ha fatto troppa luce sulle verità del mondo che ci sovrasta, parlandoci, ad esempio, così ampiamente della luna da ridurre la nostra immaginazione poetica. Ho tirato in ballo la luna perché, mentre prima c’erano ragazzi innamorati, poeti quasi ispirati nel mirarla, ora che lei ci ha aperto gli occhi su questo grande sasso che gira intorno alla terra ciò non potrà più avvenire.

Galileo - Io ho svolto il mio lavoro, in quanto credevo che filosofia e poesia fossero due aree di cultura separate. Ho voluto, con le mie parole, aiutare gli scienziati che verranno dopo di me: mai avrei voluto interferire in altri ambiti.

Leopardi - Non intenzionalmente, ma mio caro signor Galileo, ciò è ormai avvenuto. E' come se con le sue scoperte avesse creato un vuoto, facendo risaltare il forte divario tra uomo e natura e cancellando il legame profondo che nei tempi antichi legava gli uomini alla natura. Per lei che è scienziato l’immaginazione conta poco; vale soltanto se è seguita da rigorose dimostrazioni matematiche. E’ giusto che sia così, infatti a quali risultati potrebbe giungere un fisico, un matematico, se si facesse prendere dalla fantasia. Tuttavia come le ho detto per gli uomini l'immaginazione è molto importante e temo che la scienza l'ha ormai distrutta del tutto. Ma io non mi rassegno; ascolti questi versi:

"O graziosa luna, io mi rammento / Che, or volge l’anno, sovra questo colle / Io venia pien d’angoscia a rimirarti: / E tu pendevi allor su quella selva / Siccome or fai, che tutta la rischiari. / Ma nebuloso e tremulo dal pianto / Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci / Il tuo volto apparia, che travagliosa / Era mia vita: ed è, né cangia stile, / O mia diletta luna. E pur mi giova / La ricordanza, e il noverar l’etate / Del mio dolore. O come grato occorre / Nel tempo giovanil, quando ancor lungo / La speme e breve ha la memoria il corso, / Il rimembrar delle passate cose, / Ancor che triste, e che l’affanno duri!"

Galileo - Bravo! Bellissimi ! Li intitolerei "Alla luna".

Leopardi - Grazie, anche per il suggerimento ! Ha visto dunque quanta importanza ha per me l’immaginazione ? Mi creda, non avrei mai scritto quei versi senza chiudere gli occhi, senza fantasticare: “Quanto l’immaginaz. contribuisca alla filosofia (ch'è pur sua nemica), e quanto sia vero che il gran poeta in diverse circostanze avria potuto essere un gran filosofo, promotore di quella ragione ch'è micidiale al genere da lui professato, e viceversa, il filosofo, gran poeta, osserviamo. Proprietà del vero poeta è la facoltà e la vena delle similitudini. (Omero o poihthz n'è il più grande e fecondo modello). L’animo in entusiasmo, nel caldo della passione qualunque ec. ec. discopre vivissime somiglianze fra le cose. Un vigore anche passeggero del corpo, che influisca sullo spirito, gli fa vedere dei rapporti fra cose disparatissime, trovare dei paragoni, delle similitudini astrusissime e ingegnosissime (o nel serio o nello scherzoso), gli mostra delle relazioni a cui egli non aveva mai pensato […]” (Zibaldone, 7 settembre 1821, p. 1650). Nella nostra forma di rappresentare le cose agisce il principio del piacere che le rende dilettevoli; inoltre se togliamo l’immaginazione, e con essa la vaghezza delle parole poetiche, la ragione crea con i suoi termini rigorosi quei limiti troppo precisi che chiudono il nostro sguardo sulla natura. Vorrei terminare con queste parole la nostra discussione. Sono molto stanco, come credo anche voi. Siamo stati svegli tutta la notte; proporrei di riposarci un attimo. Ci aspetta un’altra giornata in cui, tanto per cambiare, dovremo rispondere alle domande, spesso banali, dei ragazzi che sono mandati qui dai loro professori.

Galileo - Ha ragione, non ne posso più, le pagine mi si chiudono da sé, mi si piega la copertina. E’ stata una discussione interessante. Spero che la prossima volta, se mai accadrà, il signor Feyerabend sarà più calmo: questa volta non mi è sembrato tale.

Feyerabend - Guarda che non ho bisogno di camomilla per calmarmi. La prossima volta si vedrà come mi comporterò con i miei interlocutori. Potrei anche cambiare umore: tutto dipende dall'argomento della discussione.

La mattina stava sopraggiungendo e nel cielo la luna stava scomparendo per dare ampio spazio al sole. I raggi, intensi e caldi, sembravano avvolgere la terra e alcuni cominciavano già ad entrare nella biblioteca. Intanto si era alzato un leggero venticello che, penetrando da una finestra lasciata aperta fin dalla sera precedente, creava ancora più scompiglio. Sembrava che la natura avesse assistito al dibattito, che esprimeva la protesta contro la noncuranza e la leggerezza usata oggi nei confronti dei grandi pensatori di tutti i tempi. La forza della ribellione aveva superato le leggi della natura; non c’era nessuna norma, nessuno strumento che potesse regolare o spiegare questo fenomeno. Tutto ciò aveva avuto, nella sua illogicità, un grande significato: far capire che le lotte dei pensatori del passato contro la cultura e la società del loro tempo avevano contribuito a migliorare il mondo e avevano reso tutti più ricchi di scienza e di poesia.

Lo scenario che Sofia si trovò di fronte la mattina dopo era a dir poco sconvolgente: scaffali rovesciati, libri sparsi da ogni parte, finestre aperte che sbattevano e facevano entrare il vento. Cosa era successo ? Ladri ? Cosa ci avrebbero fatto dei ladri in biblioteca, non c’era niente di prezioso lì ! Sofia capì che tutto ciò non era razionalmente spiegabile, ma passò un po’ di tempo prima di comprendere cosa avevano combinato quei tre libri. Stupefatta si sedette su una sedia sulla quale era appoggiato un libro. Questo non appena si sentì schiacciato, emise un “Ohi”. Fu in quel momento che Sofia realizzò veramente: i libri si erano ribellati e avevano voluto lasciare un segno. Ma non si stupì; le sembrava quasi che questa fosse stata la giusta conseguenza di anni di ingiustizia. In fondo i libri avevano ragione: la vita dei loro autori si era prolungata all’infinito grazie a loro, che avevano ancora tante cose da raccontarci. Improvvisamente Sofia non vide più davanti ai suoi occhi la  biblioteca, ma la sua camera, il suo armadio, il suo comodino. Intorno a lei c’era un grande caldo: era nel suo letto avvolta in soffici coperte. Come? E tutta quella confusione, quei libri ribelli, dove erano andati a finire ? Pochi attimi di smarrimento e poi la chiarezza. Era stato tutto un sogno, ma un sogno da non dimenticare, pieno di significato ! La notte era finita, il sogno pure, ma in lei era rimasto un sentimento di cambiamento: doveva essere la portavoce di quelle incomprensioni, doveva aiutare gli altri a immedesimarsi nei testi che leggevano. Tutti quei suoi anni di studio erano serviti a questo, finalmente l’aveva capito !

La mattina dopo si presentò in biblioteca con uno stato d’animo diverso: aveva un compito, bello e difficile, da compiere.  

Libri utilizzati:

P. K. Feyerabend, Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, trad. it. di L. Sosio, Prefazione di G. Giorello, Milano, Feltrinelli, 1979

G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, a cura di L. Sosio, Torino, Einaudi, 1975

G. Galilei, Sidereus nuncius, in Id., Opere, a cura di F. Brunetti, Torino, Utet, 1964, 2 voll.

G. Leopardi, Operette morali e Zibaldone, in Id., Tutte le opere, con introduzione e a cura di W. Binni, con la collaborazione di E. Ghidetti, Sansoni, Firenze 19896, 2 voll.